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Arrested Development – 4×07 – Colony Collapse

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Cosa Succede. It’s Gob’s Arrested Development! Gob è deciso a lasciare Ann ma all’ultimo momento rimanda la questione per trascorrere una notte con la ragazza. L’indomani, quando tenta nuovamente di porre fine alla storia, Ann fraintende il “marry me!” di Gob scambiando l’esclamazione per una reale proposta di matrimonio mentre Gob l’aveva intesa alla Maeby maniera, ovvero come un mezzo per chiudere, con una battuta ironica, una situazione spinosa.

L’unico modo che Gob riesce a concepire per non fronteggiare alcuna responsabilità è la fuga, ma perché non approfittarne per rendere il classico abbandono sull’altare uno spettacolare numero di magia? L’illusione è opportunamente ispirata alla resurrezione di Gesù ma per una serie di sfortunati eventi — trucco non funzionante, cattività in un deposito, degenza in ospedale, abbandono di Ann — Gob, solo e lontano dalla famiglia, si ritrova in un locale a bere. Qui, prima si intrattiene con suo figlio per diverse ore senza neanche riconoscerlo, poi entra a far parte dell’entourage di un una stella del pop poco più che adolescente. Con il nickname “Getaway” all’inizio Gob sembra far parte del gruppo ma in realtà ne diviene solo l’autista e, notte dopo dopo notte, vive un’esistenza vuota e mortificante finendo per abusare delle pillole per dimenticare (che altro non sono che roofies, droga da stupro).

Infine, dopo aver provocato il ricovero in ospedale di tutti i ragazzi a causa della sua colonia di api sistemata nel bagagliaio, dopo essere stato abbandonato anche dai nuovi amici, dopo aver fallito nel sabotare il numero di illusionismo di Tony Wonder, Gob decide di andar via. In macchina riceve la telefonata di Lucille che gli chiede di raggiungere George Sr. nel deserto: c’è un lavoro per lui.

Degno di nota. “Hello Darkness, my old friend” la canzone di Simon&Garfunkel a sottolineare i momenti di black out/fuga dalla realtà di Gob.  “Go away, Getaway, stay away Getaway…” la canzone composta da Mark Cherry per suggerire a Gob l’inopportunità della sua presenza: ma il testo è troppo sottile e allusivo per essere compreso dal destinatario.
L’ irriverente scarsa familiarità di Gob con la figura di Gesù: scambia il ritratto del Salvatore per un altro uomo in camera di Ann,  monopolizza lo show religioso annunciando il suo spettacolo dopo il quale  “You will put no God before me”, ma è preoccupato per la riuscita del numero perché: “I need people to root for the Jesus character” salvo poi dire di sé: “I’m not the real Jesus: i am the amazing Jesus!”.
Il ritorno di “I’ve made a huge mistake” nel momento in cui Gob si lascia andare all’indietro, con il pigiama di Ann che somiglia tanto a una tunica, facendo sembrare il tutto una sorta di deposizione del Cristo. Infine il crocifisso scambiato per la “T” di Tony Wonder.

E ancora: il fraintendimento di Gob tra la sua “The bee Company” e la “Michael B. Company” di Michael. Il running joke  “Her?” culminante con l’acronimo gigante per Holy Eternal Rapture con bastone pastorale a mo’ di punto interrogativo. La sequenza che introduce l’ AD di Gob cita l’opening di Entourage. La caverna utilizzata nel numero di magia è la stessa acquistata su Craiglist da Heartfire per George Sr. nella seconda puntata. Gob che cita “A spasso con Daisy”. Il Marc Cherry writer a cui si allude è l’autore di Desperate Housewives. I titoli degli show del canale religioso!

Guest stars. Alan Tudyk torna nelle vesti di papà di Ann, Ben Stiller in quelle di Tony Wonder, rivediamo Isla Fisher che sappiamo essere Rebel Alley, la figlia i Ron Howard. Jean Ralphio di Parks and Recreation nell’entourage di Mark Cherry. Justin Grant Wade è di nuovo – su le braccia – Steve Holt! (sinceramente non mi sento di dar contro a Gob per non averlo riconosciuto).

Ci è piaciuto? Sì, per essere sintetici, “The Sound of Silence dovrebbe essere il brano più scaricato di iTunes!” per rimarcare il concetto. Questa puntata è il momento in cui la stagione compie il giro di boa, i pezzi vanno a incastrarsi, possiamo iniziare un lavoro di rilettura per le puntate che lo hanno preceduto,  la visione d’insieme diventa più ampia e dettagliata. Siamo anche di fronte a un picco in termini qualitativi: Will Arnett ci consegna un Gob favoloso nel suo essere infantile, egoista, autocelebrativo. I suoi pessimi, improbabili e mal riusciti numeri di magia altro non sono che la trasposizione sul palco delle stesse pessime, improbabili e malriuscite modalità con cui nella vita reale tenta di evadere da ogni sorta di responsabilità.

Bonus: La godibilità – concedetemi l’uso del termine – della nona puntata di Game of Thrones risulta enneplicata dalla visione di questa puntata di Arrested Development: non ditemi che non avete pensato anche voi a questo SPOILER , questo SPOILER e quest’altro ancora MAJOR SPOILER.

NB è vietato lasciare qualsiasi tipo di commento relativo alla nona puntata di Game of Thrones in particolare, e di GoT in generale, che non sia “LOL” oppure “No, non vedo nessi”. Vi prego, non fatemi dire “I’ve made a huge mistake”  per aver tirato in ballo GoT.

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